1.
Stato di profonda incoscienza, con compromissione della vigilanza e di tutte le attività superiori: condizione osservabile solo in caso di grave danno o intossicazione cerebrale
2.
Era ancora pericoloso perché quelle riunioni erano illegali, ma Hamid proseguiva imperterrito con coraggio e incoscienza, sicuro che le forze dell'ordine non sarebbero intervenute, perché se lo avessero catturato di nuovo avrebbero fatto di lui un eroe, e non volevano di certo correre quel rischio
3.
Più avanti Cocteu dirà: «Nessuno degli attori di questo teatro, e tanto meno colui che recitava la parte dello spettatore, aveva coscienza di giocare un qualsivoglia ruolo ed era appunto a codesta primitiva incoscienza che la commedia doveva una giovinezza eterna
4.
Sento che sto finalmente per scivolare nel sonno, ma la mia relativa incoscienza è come appannata da un timore
5.
Sono comunque rimasto in stato di incoscienza per tre giorni
6.
Non sapeva se si potesse scivolare dalla cupa incoscienza al sonno normale, ma sapeva che lo desiderava con tutte le forze; sopra ogni altra cosa, salvo forse che arrivasse imprevedibilmente qualcuno a salvarla, voleva dormire
7.
Quell'ultima riflessione la strappò violentemente da quel luogo intermedio in cui era scivolata, non di incoscienza, ma di ottenebrata fiacchezza post traumatica
8.
Poi ero svenuta di nuovo e avevo trascorso alcune ore in stato dì incoscienza, versando il mio sangue sul letto
9.
Alternava momenti di lucidità a momenti di incoscienza, così il volontario rimase al suo capezzale per tutta la notte
10.
Non riuscivo a parlare, ma mentre tornavo dall’abisso il dolore al piede si ripresentò con una ferocia selvaggia, e sentii che sprofondavo in una gradita incoscienza
11.
O, in mancanza di meglio e non soccorrendomi l'invocata incoscienza, cercavo smarritamente, già disperato di trovarvela, in altrui una mia immagine plausibile; ma ogni volto umano mi rimandava il mio, ignoto… Donne (che giudicavo creature più concessive di segreti, aperte per natura e destino, più atte a donarmi di sé e dunque a rivelarmi di me), donne: ma negli stessi volti femminili non scorgevo se non una cifra incomprensibile, gelosa, annodata su se medesima, custode d'egoismo, perlomeno di… di seità
12.
Era una strada lunga e diritta, e vidi i fanalini di coda rimpicciolire, mentre maledicevo Jim per la sua incoscienza
13.
Se si poteva chiamare sonno quello stato di incoscienza da sedativi che era uno strascico dell'operazione subita
14.
Impensabile anche trasportarlo in stato di incoscienza: dovremo cambiare mezzo di spostamento parecchie volte»
15.
Dovrei anche ringraziare per esempio la mia amica Mafe De Baggis che, in un deplorevole (e incredibilmente durevole) stato di incoscienza, pensa che io sia una persona di valore
16.
Howard Roth, in stato di incoscienza, è stato spinto giù per la scala e poi preso a calci e calpestato
17.
” Mentre la porta della torre sbatteva alle sue spalle e lui ruzzolava a terra, scivolando infine in una pietosa incoscienza, Vorhees ebbe un ultimo pensiero:
18.
Sono momenti di saggezza che, nel giro di poche ore, svaniranno nello stordimento successivo all’insonnia e alla nausea derivante dagli antidepressivi – farmaci che non arrivano mai a regalarmi una veglia acuta, oppure una completa incoscienza, o una lucidità di pensiero: anzi, ovattano e rendono inestricabile anche il più pressante dei pensieri, come accade per le scariche di energia elettrostatica con le comunicazioni radio
19.
Nel suo stato di semi incoscienza, sentiva
20.
E voi, in perfetta incoscienza, avete rivelato quanto poco siamo informati!»
21.
Disse che Maria, nella sua incoscienza, aveva trasmesso il
22.
notevole dose di incoscienza, accettò il cambio che finì per
23.
Nella parziale incoscienza del dormiveglia, Alessandro fece per mettere mano alla spada ma si trattenne
24.
Valeriano, arso dalla febbre, delirava pronunciando frasi senza senso; a tratti, cadeva in uno stato di incoscienza
25.
Resto in quello stato di apparente incoscienza a lungo, senza muoversi, e l'intero palazzo sembrò essere piombato nel silenzio
26.
Benché fosse praticamente in stato di incoscienza, era sicuro di quello che stava dicendo
27.
Non piange, è praticamente in stato di incoscienza
28.
«Ma complimenti, zuccone, bella incoscienza! Ogni persona al corrente dei nostri spostamenti rappresenta un rischio, Tom»
29.
Si accorgerà che non sono in stato di incoscienza come gli altri e mi accadrà qualcosa di brutto, me lo sento
30.
La medicina di Mama Jo aveva spalancato nel mio cuore una porta di incoscienza, e si riapriva ogni volta che correvo un pericolo
31.
stato di incoscienza tre dei suoi sostenitori, era ripartito per Kimberley con
32.
Mentre tornava al villaggio lungo il sentiero, la giovane si voltò e vide che lui la seguiva, con incoscienza
33.
Durante lo stato di incoscienza ebbe più volte dei sussulti, poi rinvenne di nuovo e si ritrovò col corpo vincolato a un anello di ferro piantato nel pavimento
34.
Ci ripensava confusamente in uno stato di incoscienza, senza il terrore che avrebbe avuto da sveglia, solo percorsa da vaghi brividi; la colse di nuovo il sonno, si riaddormentò – un secondo sonno pesante – e sognò, questa volta nei campi, coltivazioni, vegetazione, rigoglio, cosa brutta, sognò la testa di suo fratello gettata all’indietro, con la bocca aperta fino in fondo al palato – pozzo senza fondo, non bocca – e per il dolore non usciva un respiro, nemmeno un respiro
35.
Colui che custodisce gli infanti, il candore della loro condizione, la semplicità e incoscienza dei loro concetti, faceva quello che riusciva, quello che era in Suo potere, non di piú
36.
Lui sapeva in generale di essere epilettico, di avere degli attacchi, ma non quando: questo lo ignorava; come sappiamo che dormiamo, ma durante il sonno lo ignoriamo (sempre che possiamo paragonare il sonno placido o anche agitato agli spasmi violenti dell’epilessia: i due stati di incoscienza sono ben diversi)
37.
“So tutto, ho visto tutto, lasciatemi mangiare le mele!”, canticchiò la maggiore, la zia, come in vece del nipote, felicitandosi in un certo senso della sua beata incoscienza
38.
In qualche modo, in un periodo di semi incoscienza precedente all'attimo in cui aprii gli occhi, sembrava che una mente mi avesse detto tutto quello che volevo sapere, per tormentarmi prima di farla finita
39.
Era piombato a terra in uno stato confusionale e di semi incoscienza, tentò lentamente di voltarsi guardando verso il casolare e, con la vista completamente annebbiata, vide indistintamente il fuoco divampare violento
40.
In salotto trovai Flip abbandonata sul divano in biancheria nera, blusa e pantaloncini sgualciti, in stato di incoscienza
41.
A volte vorrei che mi fosse rimasta un po’ di quella incoscienza che mi faceva affrontare tutto come un gioco
42.
Essi videro che mia madre era di nuovo in stato di incoscienza, sul divano, e che le bambine stavano piangendo
43.
Tutto questo con tanta rapidità che la sua esclamazione e il suo stato di incoscienza sembrano essersi dileguati come i tratti di quei cadaveri a lungo conservati e talvolta disseppelliti che, colpiti dall'aria come da un fulmine, si dissolvono in un soffio
44.
Dalla susseguente incoscienza egli passa ad un sogno di lento disagio a causa del freddo; e dolorosamente si risveglia e si accorge che le corsie di luce sono effettivamente mutate – proprio come nel sogno – e che Jasper cammina fra loro, battendo i piedi e sfregandosi le mani
45.
eccesso se ne vanno in fumo, in canti e in danze, in depravazione e incoscienza
46.
C'è uno stato di torpore, tra il sonno e la veglia, durante il quale si sogna di più in cinque minuti a occhi semi-aperti, consapevoli di tutto ciò che avviene intorno, di quanto non si sognerebbe in cinque notti con gli occhi completamente chiusi e i sensi nella più totale incoscienza
47.
Con il corpo in preda agli spasmi e ricoperto di pustole purulente e la quasi totalità delle funzioni omeostatiche dell’organismo in crisi, se non definitivamente compromessa, le vittime della FFI non hanno più la capacità di comunicare; possono perdere o mantenere la consapevolezza di se stesse, ma non entrano mai in uno stato di incoscienza
48.
Ci furono brevi istanti di lucidità, la consapevolezza di aver perso il controllo sia della vescica sia degli intestini, il dolore quando il rasoio che doveva tagliarmi i vestiti mi arrivò al petto, un’immagine confusa di corpi nella mia sala, un moto di nausea quando capii che stavano spostando i mobili, numerosi momenti di incoscienza o forse secondi, ore, il buco di un ago nel braccio e un’onda travolgente di nitore e percezione mentale superiore che mi entrò nel sangue e andò dritta al cuore e al cervello
49.
La perdita di sangue mi aveva così indebolito che caddi in una specie di incoscienza o forse m'addormentai
50.
Tale incoscienza nasce da un divieto imposto senza fornire spiegazioni, che la vittima deve accettare anche se è incomprensibile
51.
Marianna obbedì e si ritrovò a pancia in giù sulla scrivania, con la porta proprio di fronte, a ricordarle la sua incoscienza – quella sorta di pazzia che l'aveva colta sulla soglia quando Paolo le aveva chiesto di chiudere quella dannata porta
52.
Per lo più ero in uno stato di incoscienza
53.
Facemmo l’amore in un raptus, in un attacco di incoscienza cosciente, in un atto che era umano per l’intensità con cui era animale
54.
Nel mio stato ho tempo libero in eccesso e la gioia di rivedere la vita dopo una lunga incoscienza porta a trovare interessanti anche i dettagli inutili
55.
Mi aveva chiamata amore mio e questa era l'unica cosa che volevo sapere, questa e che le sue cosce una notte avevano tremato contro il palmo delle mie mani, e che dopo mi aveva guardata fisso, senza dire nulla, come se volesse distruggermi, annichilirmi, cancellarmi per sempre dalla sua memoria, o imprimere ogni particolare del mio volto sulla superficie dei suoi occhi, io lo sapevo e questa era l'unica cosa che mi importava, perché vivevo solo per ricordare quel tremore, per tornare continuamente in quella piccola stanza d'albergo, un letto grande, un armadio a muro, due poltrone tappezzate con la solita cretonne fantasia, una specie di cassettone, e al centro la figura remota eppure familiare di una viaggiatrice i cui gesti sono identici a quelli che ripeto ogni giorno, una donna che apre la porta, e si toglie le scarpe, e accende una sigaretta, e si sdraia sul copriletto per comporre un numero di telefono o per riposare un momento con gli occhi chiusi, senza sospettare quanto valore arriverà ad avere il tempo che sta vivendo, senza avvertire alcuna traccia di novità dentro di sé, senza neppure rendersi conto che è felice, che è di nuovo felice dopo tanto tempo, ed era lei la trappola, la spirale senza fine e senza inizio, il labirinto irresolubile come le leggi del tempo dove i miei giorni spiravano per un dolce male senza risposte, era questa la verità, anche se non ho mai osato insinuarla all'orecchio di alcun confidente, anche se ancora oggi riesco a stento ad ammetterla davanti a me stessa, anche se allora l'avrei negata gridando fino a farmi seccare per sempre la lingua in bocca, la verità è che non pensavo a quell'uomo, ma alla noncurante viaggiatrice che gli aveva tenuto compagnia a Lucerna, e non sognavo lui, ma la mia effimera pienezza sprecata, e non cercavo con disperazione altro che un metodo, un sistema, una formula che mi aiutassero a scivolare nei panni di quella donna che ero io, ma che al tempo stesso era diversa, che era felice e non se ne rendeva conto, che giocherellava con le redini del destino senza riconoscerle e senza neppure aspirare a prenderle in mano, ecco cosa credevo, ed ecco cosa volevo, riavvolgere il film della mia vita, inciampare di nuovo nei vecchi errori, trovare una sola fessura nella pelle delle ore incoscienti per infilarmici dentro e animarne il ricordo, questo sognavo, a questo pensavo, a cosa sarebbe successo se avessi fatto quello, e se avessi detto quell'altro, e se mi fossi spinta oltre, e dopo mi sentivo una tale nullità, così superflua, così insignificante, che esaurivo il catalogo degli insulti noti per abbattere quel poco di me ancora in piedi, sarò stupida, mi dicevo, sarò deficiente, cretina, idiota, e a volte mi chiedevo se non stessi diventando pazza, se quello stato febbrile di dissoluzione interiore, come un lento e meticoloso imputridimento, non si sarebbe risolto in una diagnosi così semplice, puro terrore, perché la mia ossessione sfoggiava anche le più piccole sfumature che caratterizzano i cupi psicopatici di certi telefilm statunitensi dove prima dell'inizio si avverte lo spettatore che vedrà una storia basata su fatti realmente accaduti, tutte quelle persone sole, abbandonate a se stesse, incapaci di pietà, che finiscono per provocare precipitosamente gli assassinii più stupidi, vittime e boia intrappolati nello stesso modo in una speranza antica che divora ogni buonsenso, mariti ingannati che giurano fra i denti che lei sarà loro o di nessuno, zitelle ritrose che ancora non hanno rinunciato a indossare il tarlato abito da sposa appeso da trent'anni a una lampada, madri che adorano un figlio ingrato, o una figlia snaturata, e non possono starsene con le mani in mano mentre il loro bambino, la loro piccina, spreca gli anni migliori della sua vita, militari degni d'onore degradati per un deprecabile malinteso di chi non capisce le conseguenze ultime dell'amor patrio, hanno tutti un fucile da caccia nascosto in un armadio e finiscono tutti per ammazzare o per morire con quello in mano, tutti protestano gridando di aver ragione e di essere savi, e nessuno è colpevole fino in fondo ma nessuno finisce bene, e alla televisione è semplicissimo capire perché, sono pazzi, è chiaro, pazzi, e io soffrivo degli stessi sintomi, chiudevo con la stessa facilità occhi e orecchie all'evidenza dei fatti che non andavano a mio vantaggio, li interpretavo con la stessa rapidità in senso esattamente opposto a quello lampante, avevo un'improvvisa, illimitata capacità di convincermi dell'inconcepibile, e la fede più tenace in un futuro inventato su misura per me senz'altri attrezzi che i miei desideri, e nient'altro, perché non esisteva nulla al di fuori della mia testa, niente aveva senso al di là dei limiti della mia immaginazione occupata, invasa, aggredita da un unico fantasma dall'appetito così atroce che divorava istantaneamente qualunque cosa accadesse, e ogni cosa che mi succedeva finiva per condurmi da lui, ogni storia che sentivo, ogni libro che leggevo, ogni film che vedevo, e i nomi delle strade in cui camminavo, e le vetrine dei negozi in cui entravo, e addirittura le marche dei prodotti che sceglievo al supermercato, tutto il mondo era diventato un gigantesco libro cifrato e tutti i segni si rivelavano identici, tutte le frecce indicavano la stessa direzione, allora mi chiedevo se non stessi diventando pazza, perché i pazzi soffrono tanto quanto i sani, ma subito mi rifiutavo anche quella velenosa minima consolazione, perché i sani soffrono tanto quanto i pazzi, ma mai, neppure nel momento peggiore di una brutale alienazione, riescono a estirpare da sé la coscienza delle verità future, e io ero cosciente del carattere sereno ed estatico della realtà, la deludente soluzione in agguato dietro il sipario di tanti misteri insolubili, l'insopportabile ambiguità dei sentimenti umani, io non ero pazza ma soffrivo, vivevo attanagliata da un'angoscia inestinguibile, morivo di dolore pur essendo sana, però a momenti, proprio in quei momenti in cui la mia impazienza sembrava sul punto di scivolare nell'abisso della disperazione, ero capace di raccontarmi una storia molto semplice, molto verosimile, molto chiara, e capivo la situazione di un fotografo di nome Nacho Huertas, che era mediamente felice quando aveva incontrato in una cittadina svizzera una redattrice di nome Rosalía Lara Gómez, e lei gli era piaciuta, e lui era piaciuto a lei, ed erano andati a letto insieme e avevano fatto una scopata stupenda, così erano rimasti assieme un paio di giorni, e poi ciascuno era tornato a Madrid per conto suo, e lui forse si era limitato a classificarla fra i casi fortunati della sua vita, o forse addirittura l'aveva considerata, per qualche tempo, una fonte più seria di complicazioni, ed è possibile che lei gli piacesse più di quanto fosse disposto ad ammettere, e anche che al principio fosse rimasto un po' preso dal ricordo di quella donna inattesa, forse per questo, contrariamente a quanto aveva deciso, le aveva inviato alcune foto, e aveva risposto alla sua telefonata, e le aveva dato appuntamento nel proprio studio, tutto questo lo capivo, mi sembrava logico, quasi lampante, e potevo anche ammettere che poi si fosse spaventato, che non riuscisse ad affrontare la brama di chi aspirava ad appoggiarsi a lui per muovere montagne, che per quanto s'intendessero bene a letto, avesse deciso di non considerarla una ragione sufficiente a cambiare vita, fin qui andava tutto bene e qui sarebbe finito tutto se io avessi pensato davvero a lui, se io avessi sognato davvero lui, perché gli amori infelici finiscono per consumarsi in una palude di lacrime dolci, in una tiepida sbronza di malinconia che si esaurisce in un rosario di piccoli malesseri, come l'effetto di un siero disintossicante che trasforma a poco a poco il dolore in ironia per produrre alla fine una sostanza limpida, armoniosa, estranea sia al rancore sia alla vergogna, il vero amore salva sempre i suoi figli, ma i miei calcoli erano molto diversi e la mia angoscia molto più oscura, perché io non ho mai smesso di pensare a me stessa, non ho mai smesso di sognare me stessa, io volevo ricominciare daccapo per fare definitivamente i conti con il tempo, per trattenere i giorni che mi scivolavano via tra le unghie come gocce d'acqua, per sedare una volta per tutte la rivolta degli anni ribelli che disertavano in massa e a tradimento la mia memoria, e prima avevo cercato un amore più potente della morte, ma ora non ero disposta a rinunciare a infinitamente meno, perché avevo sfiorato un nuovo inizio con la punta delle dita, e tuttavia le mie mani erano ancora vuote, e accontentarmi di questo era quasi peggio che morire perché almeno la morte traccia un rigo in fondo alla vita, mentre io avevo davanti un'esistenza piatta, senz'altro rigo che quello di una morte al termine di molti anni inerti, fugaci, sterili, anni e anni di centinaia di giorni vissuti senz'alcuna voglia, e questo non potevo accettarlo, non più, se non avessi mai intrapreso quel viaggio avrei potuto continuare a vivere come prima, rassegnata in generale e addirittura contenta di tanto in tanto, guardando crescere i miei figli, consolidando la mia carriera in tutti i modi possibili, cambiando periodicamente la sistemazione della mia casa, iscrivendomi a un corso di ballo, facendo qualche scopata in giro o scrostando un cassettone, ma ora non potevo più, non volevo neppure pensare alla possibilità di tornare ad accettare, un giorno, quei poveri riti di autocompassione, non volevo più sistemarmi la vita, ora avevo bisogno di romperla, di farla a pezzi, di distruggerla per sempre, di ridurla in frantumi talmente piccoli da non potersi più ricomporre e cospirare a favore della nostalgia dei tempi perduti, e io da sola non lo avrei mai fatto, da sola non ci sarei mai riuscita, mi tremavano le gambe dalla paura ogni volta che ci pensavo, non avrei mai raggiunto la sicurezza necessaria, non ne avrei mai avuto il coraggio ma, se lui avesse voluto aspettarmi fuori, sarebbe stato più facile, forse addirittura molto facile, tanto che non mi serviva a nulla una storia clandestina, sicura, segreta, un confortevole adulterio conservatore di taglio classico, di quelli che alla lunga finiscono per riunire le coppie che si sono allontanate, perché io non volevo rifondare il mio matrimonio, io volevo distruggerlo, farlo saltare in aria, e avevo bisogno di polvere da sparo, mitraglia e una bella miccia, e ne avevo bisogno subito, perché prima o poi sarei guarita da questa febbre, lo sapevo, e allora le acque sarebbero tornate nel loro vecchio letto stretto e stagnante, trascinando lentamente verso riva una follia diversa, un veleno più tossico e fulminante, e una mattina mi sarei alzata piena di energie, con molto appetito, pensando a quella credenza di legno intagliato, così carina, che apparteneva alla nonna ed era sempre rimasta nella casa in montagna, e con i biscotti della colazione avrei masticato l'idea di dipingerla di un azzurro speciale, forse indaco schiarito con smalto sintetico bianco, sarebbe stata benissimo nella stanza di Clara, mi sarei detta, e se gliela chiedo, la mamma me la regala, questo è certo, punto e a capo, e poi un nuovo inizio non meno ingiallito e passato di moda del mio vestito da sposa, quella specie di tunica da principessa hippy con un elastico sotto il seno e pizzi e merletti da tutte le parti che mia sorella Natalia mi aveva chiesto in prestito a Carnevale per mascherarsi da Yoko Ono, e io non meritavo una fine del genere, per questo stringevo le labbra, e chiudevo gli occhi, e mi tappavo le orecchie con determinazione per schivare qualsiasi verità che compromettesse il dolce stato di incoscienza sentimentale in cui nuotavo come in un tiepido lago di gelatina incolore, il miracolo di quel minuscolo spillo sospeso nel firmamento a cui eravamo appesi io, con tutto il mio peso, e ogni futuro possibile, e mi tranquillizzavo dicendo che il momento delle decisioni importanti non era ancora arrivato mentre mangiavo il loto narcotico dell'ossessione, il fiore perverso che fa dimenticare tutto, e così dimenticavo tutto, tutto meno il fatto che lui mi aveva chiamata amore mio e che le sue cosce una notte avevano tremato contro il palmo delle mie mani, e che dopo mi aveva guardata fisso, senza dire nulla, come se volesse distruggermi, annichilirmi, cancellarmi per sempre dalla sua memoria o imprimere ogni particolare del mio volto sulla superficie dei suoi occhi, perché mi aveva chiamata amore mio, e io lo sapevo
56.
» Pitt prese il fucile d’assalto di uno dei feriti in stato di incoscienza
57.
Una delle mie spie in stato di incoscienza per trauma cranico — enunciò l’imperatrice posando la penna e chiamando a sé con un cenno il nano in piedi lì accanto
58.
Se a Tolosa ha parlato di irresponsabilità, e di responsabilità, di incoscienza, di ambizione, di slealtà, delle gravi conseguenze di un pasticcio prematuro, ad Aran si limita a dipingere un quadro realistico della situazione
59.
Eppure Manolita era protetta dallo scudo della sua stessa incoscienza
60.
Per me, che l'affermavo e la sostenevo al di sopra di tutto, esistevano però delle contropartite, perché i miei zii, pur conservando una certa dose di temeraria incoscienza e la voglia di divertirsi necessaria per mischiarsi ai nostri giochi, avevano già imparato a invocare la loro autorità di adulti per sfruttarci, nella stessa misura in cui tutti i grandi sfruttano sempre i bambini che brulicano loro intorno, e, appena prendevano alla sprovvista qualcuno di noi, lo mandavano a comprare le sigarette, offrendogli un gelato, questo sì, con il resto, o gli chiedevano di salire nella loro stanza, tre piani estenuanti, per portar giù un libro che avevano lasciato sul comodino, o, se c'era qualcosa da vedere alla televisione a metà pomeriggio, facevano alzare il nipote che aveva corso di più, o che si era azzuffato con più ferocia, per impadronirsi di una poltrona, e lo facevano sedere per terra, e qualsiasi padre, o madre, o zio, che passasse da lì, sanciva immediatamente i loro soprusi
61.
La nostra esistenza comincia nell’utero – un mare caldo di incoscienza – e poi ci ritroviamo al seno di nostra madre, in una condizione perfetta di desiderio appagato
62.
Lei usciva per brevi momenti dallo stato di incoscienza
63.
L’infermiera mi disse che non era mai uscita dallo stato di incoscienza
64.
Io continuai a insistere perché Reina era a letto già da tre giorni, e diceva che a volte si sentiva gonfia, come se qualcosa le stesse crescendo dentro il ventre, ma la mamma rifiutava di accettare anche solo la possibilità che la figlia più debole, quella creatura che era stata così vicina a perdere la vita mentre lottava per conservarla, corresse ora il rischio di ammalarsi gravemente, destino apparentemente inevitabile che con tanto sforzo, e tanta fortuna, lei era riuscita a evitare durante la sua infanzia, e scartò l'idea di un'eventuale malattia di mia sorella con la stessa fredda incoscienza che l'aveva indotta a vestirla con abiti troppo grandi quando era bambina, come se i suoi occhi, che allora non erano riusciti a vedere che il suo corpo non cresceva, adesso si rifiutassero di vedere che in quel corpo, finalmente adulto, qualcosa non funzionava
65.
Mentre metteva a fuoco l'immagine, Chinita Macri intravide un lampo birichino nello sguardo di Glick e si pentì della propria incoscienza
66.
Avevo perso per sempre il coraggio dei quindici anni, pura incoscienza, ammonii me stessa, -, e in cambio avevo guadagnato un sacco di valvole di sicurezza ermeticamente chiuse, - il laborioso macchinario del buon senso, mi congratulai poi, -, e tentavo di convincermi che avevo una gran voglia di restare sola, ma non riuscivo a volermene davvero andare
67.
Con calma, quasi sapessero di avere già vinto la battaglia, le figure si fermarono a fianco della vittima più vicina a loro, Norah Mangor, che giaceva in stato di incoscienza
68.
L’accusa aveva lasciato nel vago la determinazione delle sostanze usate da Candiani per tenere in suo potere, e in stato di assoluta incoscienza, la vittima: tali sostanze in realtà, secondo l’avvocato Arrigoni, non erano mai esistite
69.
Forse in una sorta di incoscienza, ma hanno comunque portato a termine la piccola vita di Desirè, con la folle illusione di schiuderle le porte di un mondo migliore
70.
Il primo giorno, quando andai a trovare Zoe, lei era in stato di incoscienza
71.
i timpani mi escono dalle narici, la coscienza della mia incoscienza mi acceca, ma suppongo che vada tutto bene
72.
Qua e là questi uomini vogliono per una volta ricadere barcollando nell’ incoscienza – questo godimento è loro offerto dalle guerre, dalle arti, dalle religioni e dai geni
73.
I farmaci trovati nello stomaco della vittima erano stati fatti ingerire con la forza alla donna dalla Agresta e dal suo amante con l’obiettivo di simulare un suicidio: sarebbe stato impossibile farle ingerire tutte quelle pasticche in stato di incoscienza
74.
C'era però sempre la possibilità che in un momento di incoscienza, per esempio nel sonno o in stato di ubriachezza, si facesse sfuggire qualcosa che potesse risultare sufficiente da spedirlo al fresco
75.
«Un'ora esatta!» tentai di dire a Coffee prima di cadere in uno stato di incoscienza
76.
Con la mia incoscienza politica e dalle mie brume letterarie non avevo neppure intravisto quella chiara realtà fino a una sera in cui stavo tornando alla mia pensione e mi ero imbattuto nel fantasma della mia coscienza
77.
Mi sono chiesto spesso se non avesse per caso un’arma segreta, che gli permetteva di osare di più, sconfinando in quella che gli avversari e i successivi commentatori avrebbero anche potuto considerare incoscienza, se non addirittura pazzia
78.
Questioni di convenienza, cose pratiche avevano fatto maturare la decisione: la vedova Sperati, infatti, nel corso degli ultimi mesi era andata via via disgregandosi, raggiungendo uno stato di invidiabile incoscienza che suggeriva di non allontanarla assolutamente dalla stanza nella quale, assisa su una specie di trono con tanto di comoda, trascorreva la totalità del suo tempo
79.
Fin dal primo istante, seppur in stato di incoscienza, mi resi conto di cosa stava succedendo
80.
Erano condizioni che facevano pensare a uno stato di incoscienza prima dell’omicidio
81.
Tutto si confondeva nella mia testa e, persino nello stato di incoscienza in cui versavo, provavo un'angoscia soffocante
82.
Francis Bacon, artista supremo della sua epoca, ammise di essere stato influenzato dai cinegiornali che mostravano il campo di Belsen, ma solo attraverso «un'intensa e attiva incoscienza
83.
Quando precipitò in una profonda incoscienza da ubriaco sognò del coniglio che saltellava sulla neve
84.
Come era fatale, si scatenarono i peggiori eccessi: furti e saccheggi di vetture incustodite; denunce anonime di auto che in realtà erano sane ma ad ogni buon conto, nel dubbio, venivano prelevate e date al fuoco; abusi dei monatti incaricati del controllo e dei sequestri; incoscienza delittuosa di chi, pur sapendo la propria macchina impestata, circolava tuttavia, seminando il contagio; auto sospette bruciate ancora vive (se ne udivano, a distanza, le urla atroci)
85.
Nel capitolo sui Fiori mette il lettore in guardia (malizia o incoscienza? ) contro «un'eloquenza che non è altro che una sfilza di infiorettature retoriche»
86.
Era in stato di incoscienza?
87.
Nell'impeto della mia indignazione, mi avventai sull’assassino e lo gettai al suolo: egli stramazzò senza opporre resistenza, ciò che accredita il mio sospetto che abbia agito in stato di incoscienza
88.
«Ma sono per lo meno "sicuro" di essere innocente!… Data la misteriosa incoscienza in cui mi trovavo, talvolta ero assalito da dubbi atroci, se pur transitori
89.
«Sembra che nel tuo stato di incoscienza continuassi a lamentarti del ginocchio
90.
Si lasciò scivolare lentamente nel dolore, una dolce incoscienza, una pozza di sangue caldo, appiccicaticcio
91.
Le candele vennero spente, e per un po’ restò a guardare nel camino la luce del fuoco guizzare sul soffitto, poi le sue palpebre si abbassarono mentre scivolava in una vaga incoscienza, e sogni di Maxim invasero il suo sonno, cullandola dolcemente
92.
Il suo cibo aveva un odore tanto buono, ma pareva che fosse stata nutrita nel corso della sua incoscienza, poiché non era affamata quanto si sarebbe potuta aspettare
93.
Che cos'era? Un ultimo guizzo di spavalderia, incoscienza o pura stupidità? Probabilmente tutte e tre assieme
94.
Forse avrebbero continuato a vagabondare per le strade fino a morire a uno a uno; un ragazzo trovato freddo ed esanime in una mattina di gelo, un altro troppo debole per lottare contro la febbre, Ellen violentata e uccisa da un bruto come William Hamleigh, e lui, Tom, che diventava sempre più magro, fino a che un giorno sarebbe stato troppo sfinito per alzarsi e sarebbe rimasto disteso a terra in uno stato di incoscienza
95.
Mi avvedo ora di quanto ho fatto in un momento di incoscienza e me ne pento
96.
Si piantò a gambe larghe sul sagrato e, con voce d'uragano, sparò una predica tremenda sulla incoscienza dei genitori e sulla rovina verso la quale il mondo correva per la diseducazione dei giovani
97.
Brio si è inginocchiato a terra piangendo isterico, ha iniziato a tremare di paura, è caduto in uno stato di incoscienza e – è triste dirlo – purtroppo si è cagato addosso